“I bambini sono senza passato ed è questo tutto il mistero dell’innocenza magica del loro sorriso”

Milan Kundera

In classe con studenti provenienti da vari Paesi dell’Africa e dall’Egitto. Tutti ragazzi arrivati in Italia da soli, senza genitori, con mezzi di trasporto occasionali. Per alcuni di loro il viaggio è durato due anni. Le lezioni scorse abbiamo fatto l’imperfetto e il passato prossimo. Oggi proviamo una produzione libera e chiedo di raccontare un momento o un ricordo delle loro giornate prima di arrivare in Italia. La maggior parte scrive una sola frase. Quando la leggiamo alla classe, alcuni la commentano. Ecco le loro parole.

Una bella giornata con gli amici

È passato

“Ho cucinato riso” –  “In Africa l’uomo non cucina” – “Questa non è Africa, è Nigeria!”

Ho studiato inglese

Ho lavorato in un negozio: quando le persone compravano qualcosa, io portavo le borse nella loro macchina

Tutti i bambini lavorano: tagliano gli alberi e vendono il legno; fanno gli elettricisti. Non c’è una scuola per imparare a fare l’elettricista o l’idraulico; un bambino impara perché vede come si fa

Se fumi sei un grande furbone come una persona che ruba, perché in Africa non si fuma. E’ maleducato

La mattina andavo a scuola e il pomeriggio aiutavo la mamma

“In Africa non si lavora” – “In Benin, non in Africa! L’Africa non è tutta uguale!”

Guardavo il cinema in piazza: film americani con sottotitoli in somalo e ascoltavo musica somala

In piazza in Somalia ho guardato la finale di Champions League, Italia contro Germania finita in pareggio zero a zero

Di sera non si gioca a calcio perché la luce c’è solo in casa

Non andavo a scuola

Avevo una mamma

Andavo nel Sahara

Io andavo poco a scuola, però gli altri tutti i giorni

Andavo a Sharm, una città tranquilla, dove ci sono tanti stranieri, ragazzi italiani. Ero in un negozio un giorno e ho incontrato un ragazzo italiano che parlava arabo

Anche a Islamabad vedevamo sempre tanti stranieri: cinesi, giapponesi e americani

C’era Mari: una città dove c’è sempre neve

Io faceva un lavoro bellissimo: ero un falegname, costruivo tavoli, sedie ecc. Facevo i mobili per le case delle persone, così quando uno mangiava o si riposava mi pensava

Stavo con la mia famiglia. Chiacchieravo con mia mamma. Ero un figlio