Italia piccola – Gianni Rodari “Il libro degli errori”, 1964
Per fare un ripasso dei tempi verbali del passato ci sono infinite soluzioni, sia dal punto di vista dei generi testuali come per esempio racconti, canzoni o articoli di giornale sia dal punto di vista dei contenuti. Questo testo è una delle possibilità. Io lo uso e funziona molto. Si presta bene anche per fare un task sulle classifiche. Si divide la classe in due gruppi e ogni gruppo scrive una lista di quali sono le cose che possono essere considerate sotto il titolo italia “piccola”, e l’altro gruppo invece scrive la lista delle cose sotto il titolo Italia “grande”. Dopo una condivisione e una riflessione insieme, gli studenti possono stilare una classifica e in un secondo momento pensare a delle soluzioni per dare la I maiuscola alle cose scritte sotto la i minuscola. Poi si possono far fare i confronti con i propri Paesi d’origine, ci si può concentrare sul presente o ritornare all’uso del passato o creare attività che prevedano l’esercitazione di entrambi. Come sempre, le possibilità sono tutte quelle che ha l’immaginazione: infinite.
“Una sera il professor Grammaticus correggeva i compiti dei suoi scolari. La domestica gli stava vicino e lavorava ininterrottamente a far la punta alle matite rosse, perché il professore ne consumava moltissime. A un certo punto Grammaticus dette un grido altissimo e balzò in piedi con le mani nei capelli gridando: -Bollati! Bollati! -Che cosa ha fatto ancora il signorino Bollati? – domandò la domestica. Essa ormai conosceva tutti gli allievi per nome e cognome, sapeva quali fossero gli errori preferiti di ciascuno, e non ignorava che gli errori di Bollati erano sempre terribili. – Ha scritto “italia” con la lettera minuscola. Ah! Ma questa volta lo denuncio ai carabinieri. Posso perdonare tutto a tutti, ma non una simile mancanza di rispetto per il proprio paese. – Già- disse la domestica con un sospiro. – Che cosa vorresti insinuare con quel “già”? – Signor professore, una povera domestica come me, cosa vuole che sappia insinuare. È già tanto se so temperare le matite. – Però hai sospirato. – Da un certo punto di vista sì. A guardar bene … – Sicuro! – urlò il professore. – Ora starò qui a guardare questa minuscola, e a forza di guardarla diventerà maiuscola da sola. Dammi quella matita, ci voglio fare tre fregacci rossi di quelli storici. – Dicevo, – riprese con pazienza la domestica,- che forse il signorino Bollati ha voluto alludere … – Sentiamo, sentiamo. Siamo alle allusioni, adesso. Presto saremo alle lettere anonime. A questo punto la domestica, che aveva il suo orgoglio, si alzò, si scosse dal grembiale il truciolini della matita e disse: – Lei non ha bisogno del mio parere. Buonasera. – No, aspetta, parla. Sono tutt’orecchi. Ma parla, di’ chiaramente il tuo pensiero. – Insomma, non si offenda. Forse che non c’è un’Italia piccola, minore, dimenticata da tutti? Certi paesini dove non c’è il dottore, non arriva il telefono … Certe stradine dove possono passare solamente i muli … Certe povere case dove bambini, galline e porcellini dormono tutti insieme per terra … – Ma che cosa vai dicendo? -Mi lasci finire. Io dico che c’è, quest’Italia minuscola: quella dei vecchi a cui nessuno pensa, dei ragazzi che vorrebbero studiare ma non possono, dei villaggi dove sono rimaste solo le donne perché gli uomini sono emigrati tutti … Il professore, stavolta, ascoltava in silenzio. – Ecco, forse il signorino Bollati pensava a queste cose, a questa gente, e non se l’è sentita di dare la maiuscola a … – Ma è proprio questo l’errore! – sbottò Grammaticus – C’è, c’è ancora questa italia piccola, ma io trovo che sarebbe ora finalmente di dare la maiuscola anche a lei. La domestica sorrise: – E allora faccia così: ci metta la maiuscola. Ma non ci faccia i tre fregacci. Apprezzi le buone intenzioni del signorino Bollati. – Chissà poi se le aveva, queste buone intenzioni … La domestica tornò a sedersi, sorridendo. Era sicura ormai di aver salvato un bravo ragazzo da un brutto voto e, chissà, dagli scapaccioni di un babbo nervoso. E riprese tranquillamente a far la punta alle matite.”
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