Nel giro di una settima e tutto velocemente le nostre vite sono state stravolte. Insegnando anche agli studenti cinesi del Conservatorio, sono chiusa dal 27 febbraio. Le direttive probabilmente sapevano, conoscevano e avevano capito la situazione. Non molto prima, chissà, ma di sicuro prima del 9 marzo data in cui hanno chiuso tutti. O quasi. Alcune amiche e amici ancora dicevano ma cos’è questa cosa, ma come? Dobbiamo lavorare da casa? Ma come? Dobbiamo chiudere? E poi in un batter d’occhio, senza avere il tempo di rendersi conto di nulla, tutti dentro. Dentro tutto: dentro casa, dentro se stessi. Con gli studenti cinesi ci organizziamo come una macchina perfetta e facciamo lezioni online. Con gli studenti della scuola superiore invece ci mettiamo un po’ di più. L’organizzazione necessita di più passaggi per arrivare alla conclusione. Ma partiamo. Finalmente. Gli studenti mi mandano mail disperate con richieste di aiuto. Devono svolgere dei compiti difficili rispetto alle loro conoscenze linguistiche, sono tutti studenti in Italia da pochi mesi o da un paio d’anni al massimo. Leggo le consegne dei compiti per cui mi chiedono aiuto e impallidisco. Nella tragedia, una cosa buona, è che i compiti sono assegnati su una piattaforma, quindi finalmente ho tutto nero su bianco. Scrivo alla referente intercultura, poi insieme scriviamo al Preside, lui risponde è gravissimo e vedremo nei prossimo mesi come andrà a finire. Poi due studentesse mi mandano una mail: Prof. dobbiamo preparare un itinerario turistico su Venezia. Prof, abbiamo fatto. Può controllare se va bene? Inizio a leggere: primo giorno, secondo giorno, terzo giorno ma mentre leggo, leggo e leggo …. tutto è appannato. Focalizzo solo: Giro nel centro storico – durata – 30 minuti.
Capisco che le due studentesse – una di madrelingua cinese e una araba – non sono mai state realmente a Venezia. Invio loro l’inizio di un articolo di Repubblica di questi giorni: “Nemmeno i vecchi ricordavano più i rumori di Venezia. Quello dell’acqua che sbatte nei rii. Il vento che bussa ai giardini segreti dei palazzi. Prima solo gabbiani e colombi: adesso tra i canali fermi si sentono anche le cince. Il silenzio assoluto erano invece i turisti. Un fragore indistinto, che aveva tappato gli orecchi di tutti. «Finalmente – dice Arrigo Cipriani – rivedo quanto sia vasta questa città. Il bacino di San Marco, i ponti degli Schiavoni…” dicendo che forse devono rivedere il loro itinerario.
- Più di mezz’ora nel centro storico prof.?
Non si può spiegare, così, a distanza; e sono stranita. Ma com’è possibile. Venezia, la mia infanzia, i miei giri con le amiche vestite da ragazzi per giocare. Venezia: la magia del nostro Pianeta.
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